In diverse circostanze abbiamo sottolineato come i mercati rappresentino un sistema probabilistico di stima degli scenari futuri e quasi mai riflettano le condizioni attuali dei fenomeni di cui esprimono i prezzi. Nel quadro di un contesto economico caratterizzato da elevata inflazione e da politiche monetarie focalizzate nel ridurre questa pressione dei prezzi, è evidente quindi che i dati macroeconomici svolgono il ruolo della variabile indipendente, ragione per cui si parla spesso di scenari c.d. “data dependent”, che, come tali, producono la maggior influenza sui prezzi degli assets.
L’evento centrale della settimana appena trascorsa è stato la pubblicazione del dato relativo all’inflazione americana (Consumer Price Index) per il mese di ottobre, uscita in aumento del 7,7% su base annua ma largamente al di sotto delle stime di consenso degli analisti (+8,1%).
Fonte: Reuters, CNBC
La reazione sui mercati, tanto azionari quanto obbligazionari, è stata profonda, estesa sul piano dei range di prezzo sviluppati e ancor più significativa se ne consideriamo il cambio di outlook e di sentiment che ne potrebbe derivare. In ragione di ciò, l’esercizio più utile è quello di analizzare separatamente gli effetti che questo singolo dato ha avuto sull’aspettative inflazionistiche, sul livello dei tassi impliciti nei future dei Fed Funds, sui rendimenti dei titoli di stato americani e, infine, sul sentiment riflesso sul mercato azionario.
Con riferimento al primo punto, la domanda centrale è: il dato ha evidenziato un quadro di significativo miglioramento sul fronte dell’inflazione?
Sebbene l’inflazione resti su livelli straordinariamente alti, è indiscutibile che il dato evidenzi un miglioramento sostanziale, in flessione tanto rispetto al mese precedente (7,7% vs 8,3%) quanto alle stime di consenso (+8,1%).
Fonte: Fred
Non solo: a seguito dell’uscita del dato, era in programma un intervento a Londra della Presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, la quale, a commento del dato appena uscito, ha confermato che il rischio maggiore per la Fed resta il non agire con sufficiente aggressività sul fronte della politica monetaria.
Fonte: Reuters
Nonostante i toni ‘‘hawkish”, le sue parole non hanno influenzato la seduta, con gli indici azionari e obbligazionari che hanno chiuso sui massimi della giornata.
Ai fini della nostra trattazione, la seconda domanda in ordine logico è: a seguito della pubblicazione del CPI report, la Fed ha, in qualche forma, segnato la possibilità di una prossima inversione del suo corso di politica monetaria (c.d. “Fed pivot”)?
In termini assoluti, la risposta non può che essere negativa. Tuttavia, i future sui Fed Funds oggi scontano una probabilità dell’80% di un aumento dei tassi di “soli” 50 punti base per la riunione del 14 dicembre prossimo, in aumento del 20% rispetto alla settimana precedente.
Fonte: CME FedWatch Tool
In aggiunta, per la riunione del 23 giugno 2023 il mercato oggi prezza all’87,4% un livello dei tassi compresi nella forbice 5% – 5,25%, rispetto al 64,3% della settimana precedente. In altri termini: l’ultimo dato sull’inflazione ha favorito una stabilizzazione, sia pur provvisoria, delle stime dei Fed Funds per le prossime riunioni della Fed.
La terza domanda che ha senso porsi è: disponiamo di qualche evidenza in ordine alla dinamica, sia assoluta che relativa, dei tassi d’interesse americani?
Per i lettori abituali di quest’analisi settimanale è risaputo che, sul fronte della relazione tra mercato azionario e dinamica dei tassi USA, il confronto più ricorrente è quello con il periodo 1974 – 1977, nel quale abbiamo osservato il contemporaneo minimo dell’S&P500 con il massimo dei rendimenti del decennale USA.
Fonte: CBOE 10- Year US Treasury Yield / S&P500 Large Cap Index – S&P500 Large Cap Index (aprile 1974 – gennaio 1977)
Il contesto attuale resta ancora quello di rendimenti che, tanto in termini assoluti quanto relativi rispetto all’S&P500, restano in uno stabile uptrend e considerazioni di diversa natura sono ad oggi premature. Detto questo, nell’ultima settimana abbiamo assistito ad una flessione dei rendimenti del decennale americano, accompagnati dal rimbalzo dell’S&P500. È certamente prematuro parlare d’inversione: semplicemente il quadro di oggi è migliore rispetto quello della settimana precedente.
Fonte: CBOE 10- Year US Treasury Yield / S&P500 Large Cap Index – S&P500 Large Cap Index (gennaio 2022 – novembre 2022)
Infine, l’ultima e certamente la più logica domanda che siamo chiamati a porci in questa fase è: abbiamo evidenze di un cambiamento in atto sull’attuale trend primario dei mercati azionari?
Il dato principale che osserviamo in questa fase è la natura del rimbalzo osservato dal minimo del 12 ottobre scorso, capace di spingere i prezzi sulle prime resistenze significative, tipicamente associate alla media mobile a 200 giorni, come osserviamo sul grafico dell’indice rappresentativo di tutti i titoli quotati sul NYSE.
Fonte: NYSE Composite Index (2020 – 2022)
Secondariamente, anche gli indicatori di sentiment hanno messo in luce evidenti segnali di forza di breve periodo, con l’82% dei titoli del NYSE che oggi scambiano sopra la MM a 50 giorni. Pur essendo lontani da segnali tipicamente “long”, associati ad altre fasi storiche, il recupero di alcuni supporti dinamici rappresenta un segnale costruttivo per i mercati azionari.
Fonte: NYSE Composite Index (2020 – 2022)
Alla luce di quanto fin qui osservato, sembrerebbe che il quadro sui mercati si sia fatto, d’improvviso, particolarmente costruttivo: è realmente così?
Nella realtà esistono diversi aspetti che l’analisi sin qui condotta non considera. In primis, sul fronte delle valutazioni, oggi i prezzi scambiano su un livello pari a 18X gli utili per azione stimati sull’S&P500 per il 2023 ($219, fonte: Factset): nella storia dell’indice americano nessun bottom significativo è avvenuto in corrispondenza di valutazioni così alte.
Secondariamente, un altro dato di cui tener conto è che, negli oltre cento anni di storia dell’indice americano, nessun bear market ha raggiunto un minimo di periodo senza esser passato attraverso una recessione, come ricordava una recente rielaborazione ad opera di Bloomberg Finance e Deutsche Bank.
Fonte: Bloomberg Finance, Deutsche Bank
Un terzo ed ultimo elemento da considerare è la “natura” del rimbalzo osservato nell’ultima settimana: nello specifico, il rialzo del Nasdaq della seduta di giovedì 10 novembre rappresenta uno dei primi venti rialzi più marcati osservati nella storia dell’indice. Charles Schwab ci ha ricordato che sedici di questi venti rialzi sono avvenuti nel corso di un bear market. Questo non necessariamente sminuisce la significatività di quanto si è verificato ma, parimenti, non esclude che il rimbalzo di questi giorni sia da considerare il classico movimento in controtrend rispetto alla dinamica del trend primario dei prezzi.
Fonte: Charles Schwab
Venendo alle conclusioni, è di tutta evidenza che i dati sull’inflazione hanno sorpreso in positivo i mercati, i rendimenti sulla parte a lungo termine della curva sono scesi e le probabilità che il prossimo rialzo dei tassi sia limitato a 50 punti base in una settimana sono salite dal 60% all’80%.
In un simile contesto è inoltre probabile che il deterioramento del quadro macroeconomico potrà fornire supporto tanto ai mercati azionari quanto a quelli obbligazionari. In egual misura, il peggioramento dei fondamentali economici rappresenta il maggior interrogativo nel lungo periodo, principalmente in ragione di valutazioni ancora relativamente alte degli indici azionari.
Il quadro tecnico generale è sensibilmente migliorato ma esistono motivazioni fondamentali che sono sufficienti per farci nutrire una “sana” sfiducia in questo rally. La storia ci insegna che l’uscita da un bear market è un processo che può durare mesi: come sempre, la storia non si ripete perfettamente ma, alla prova dei fatti, resta il nostro miglior alleato per gestire ogni fase di mercato.
“L’accettazione delle perdite è il primo strumento mediante il quale garantire la sicurezza del nostro capitale”
Gerald Loeb
Disclaimer:
Questo documento assume natura educativa e non può essere considerato attività di consulenza finanziaria indipendente. L’autore o DLD Capital SCF S.r.l. non sono responsabili delle decisioni che potrebbero essere intraprese a seguito della lettura di questo articolo. Prima di assumere scelte d’investimento, suggeriamo di rivolgervi ad un consulente finanziario iscritto all’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti finanziari (www.organismocf.it).
Condividi
Informativa
Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità (“miglioramento dell'esperienza” e “misurazione”) come specificato nella cookie policy.
Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso, in qualsiasi momento. Scopri di più e personalizzaAccettaRifiuta×
Manage consent
Cookie Policy
Questo documento contiene informazioni in merito alle tecnologie che consentono a questa Applicazione di raggiungere gli scopi descritti di seguito. Tali tecnologie permettono al Titolare di raccogliere e salvare informazioni (per esempio tramite l’utilizzo di Cookie) o di utilizzare risorse (per esempio eseguendo uno script) sul dispositivo dell’Utente quando quest’ultimo interagisce con questa Applicazione.
Per semplicità, in questo documento tali tecnologie sono sinteticamente definite “Strumenti di Tracciamento”, salvo vi sia ragione di differenziare.
Per esempio, sebbene i Cookie possano essere usati in browser sia web sia mobili, sarebbe fuori luogo parlare di Cookie nel contesto di applicazioni per dispositivi mobili, dal momento che si tratta di Strumenti di Tracciamento che richiedono la presenza di un browser. Per questo motivo, all’interno di questo documento il temine Cookie è utilizzato solo per indicare in modo specifico quel particolare tipo di Strumento di Tracciamento.
Alcune delle finalità per le quali vengono impiegati Strumenti di Tracciamento potrebbero, inoltre richiedere il consenso dell’Utente. Se viene prestato il consenso, esso può essere revocato liberamente in qualsiasi momento seguendo le istruzioni contenute in questo documento.
Questa Applicazione utilizza Strumenti di Tracciamento gestiti direttamente dal Titolare (comunemente detti Strumenti di Tracciamento “di prima parte”) e Strumenti di Tracciamento che abilitano servizi forniti da terzi (comunemente detti Strumenti di Tracciamento “di terza parte”). Se non diversamente specificato all’interno di questo documento, tali terzi hanno accesso ai rispettivi Strumenti di Tracciamento.
Durata e scadenza dei Cookie e degli altri Strumenti di Tracciamento simili possono variare a seconda di quanto impostato dal Titolare o da ciascun fornitore terzo. Alcuni di essi scadono al termine della sessione di navigazione dell’Utente.
In aggiunta a quanto specificato nella descrizione di ciascuna delle categorie di seguito riportate, gli Utenti possono ottenere informazioni più dettagliate ed aggiornate sulla durata, così come qualsiasi altra informazione rilevante – quale la presenza di altri Strumenti di Tracciamento – nelle privacy policy dei rispettivi fornitori terzi (tramite i link messi a disposizione) o contattando il Titolare.
Attività strettamente necessarie a garantire il funzionamento di questa Applicazione e la fornitura del Servizio
Questa Applicazione utilizza Cookie comunemente detti “tecnici” o altri Strumenti di Tracciamento analoghi per svolgere attività strettamente necessarie a garantire il funzionamento o la fornitura del Servizio.
Altre attività che prevedono l’utilizzo di Strumenti di Tracciamento
Miglioramento dell’esperienza
Questa Applicazione utilizza Strumenti di Tracciamento per fornire una user experience personalizzata, consentendo una migliore gestione delle impostazioni personali e l’interazione con network e piattaforme esterne.
Interazione con social network e piattaforme esterne
Questo tipo di servizi permette di effettuare interazioni con i social network, o con altre piattaforme esterne, direttamente dalle pagine di questa Applicazione.
Le interazioni e le informazioni acquisite da questa Applicazione sono in ogni caso soggette alle impostazioni privacy dell’Utente relative ad ogni social network.
Questo tipo di servizio potrebbe comunque raccogliere dati sul traffico per le pagine dove il servizio è installato, anche quando gli Utenti non lo utilizzano.
Si raccomanda di disconnettersi dai rispettivi servizi per assicurarsi che i dati elaborati su questa Applicazione non vengano ricollegati al profilo dell’Utente.
Pulsante e widget sociali di Linkedin (LinkedIn Corporation)
Il pulsante e i widget sociali di LinkedIn sono servizi di interazione con il social network Linkedin, forniti da LinkedIn Corporation.
Dati Personali trattati: Cookie e Dati di utilizzo.
Luogo del trattamento: Stati Uniti – Privacy Policy.
Misurazione
Questa Applicazione utilizza Strumenti di Tracciamento per misurare il traffico e analizzare il comportamento degli Utenti con l’obiettivo di migliorare il Servizio.
Servizi di statistica anonimizzata
I servizi in questa sezione permettono al Titolare di elaborare e gestire statistiche in forma anonima grazie all’uso di Strumenti di Tracciamento di prima parte.
Google Analytics con IP anonimizzato
Google Analytics è un servizio di analisi web fornito da Google LLC oppure da Google Ireland Limited, a seconda della posizione in cui questa Applicazione viene utilizzata, (“Google”). Google utilizza i Dati Personali raccolti allo scopo di tracciare ed esaminare l’utilizzo di questa Applicazione, compilare report e condividerli con gli altri servizi sviluppati da Google.
Google potrebbe utilizzare i Dati Personali per contestualizzare e personalizzare gli annunci del proprio network pubblicitario.
Questa integrazione di Google Analytics rende anonimo il tuo indirizzo IP. L’anonimizzazione funziona abbreviando entro i confini degli stati membri dell’Unione Europea o in altri Paesi aderenti all’accordo sullo Spazio Economico Europeo l’indirizzo IP degli Utenti. Solo in casi eccezionali, l’indirizzo IP sarà inviato ai server di Google ed abbreviato all’interno degli Stati Uniti.
Dati Personali trattati: Cookie e Dati di utilizzo.
Luogo del trattamento: Stati Uniti – Privacy Policy – Opt Out; Irlanda – Privacy Policy – Opt Out.
Statistica
I servizi contenuti nella presente sezione permettono al Titolare del Trattamento di monitorare e analizzare i dati di traffico e servono a tener traccia del comportamento dell’Utente.
WordPress Stat
WordPress Stats è un servizio di statistica fornito da Automattic Inc. oppure da Aut O’Mattic A8C Ireland Ltd., a seconda della posizione in cui questa Applicazione viene utilizzata.
Dati Personali trattati: Cookie e Dati di utilizzo.
Luogo del trattamento: Stati Uniti – Privacy Policy; Irlanda – Privacy Policy.
Come gestire le preferenze e prestare o revocare il consenso
Esistono vari modi per gestire le preferenze relative agli Strumenti di Tracciamento e per prestare o revocare il consenso, ove necessario:
Gli Utenti possono gestire le preferenze relative agli Strumenti di Tracciamento direttamente tramite le impostazioni dei propri dispositivi – per esempio, possono impedire l’uso o l’archiviazione di Strumenti di Tracciamento.
In aggiunta, ogni qualvolta l’utilizzo di Strumenti di Tracciamento dipenda da consenso, l’Utente può prestare o revocare tale consenso impostando le proprie preferenze all’interno dell’informativa sui cookie o aggiornando tali preferenze tramite il widget delle impostazioni di tracciamento, se presente.
Grazie ad apposite funzioni del browser o del dispositivo è anche possibile rimuovere Strumenti di Tracciamento precedentemente salvati.
Altri Strumenti di Tracciamento presenti nella memoria locale del browser possono essere rimossi cancellando la cronologia di navigazione.
Per quanto riguarda Strumenti di Tracciamento di terza parte, gli Utenti possono gestire le preferenze e revocare il consenso visitando il relativo link di opt out (qualora disponibile), utilizzando gli strumenti descritti nella privacy policy della terza parte o contattandola direttamente.
Individuare le impostazioni relative agli Strumenti di Tracciamento
Gli Utenti possono, per esempio, trovare informazioni su come gestire i Cookie in alcuni dei browser più diffusi ai seguenti indirizzi:
Google Chrome
Mozilla Firefox
Apple Safari
Microsoft Internet Explorer
Microsoft Edge
Brave
Opera
Gli Utenti possono inoltre gestire alcuni Strumenti di Tracciamento per applicazioni mobili disattivandoli tramite le apposite impostazioni del dispositivo, quali le impostazioni di pubblicità per dispositivi mobili o le impostazioni relative al tracciamento in generale (gli Utenti possono consultare le impostazioni del dispositivo per individuare quella pertinente).
Titolare del Trattamento dei Dati
DLD Capital scf s.r.l. – Viale Parioli 112- 00197 Roma
Indirizzo email del Titolare: info@dldcapital.it
Dal momento che l’uso di Strumenti di Tracciamento di terza parte su questa Applicazione non può essere completamente controllato dal Titolare, ogni riferimento specifico a Strumenti di Tracciamento di terza parte è da considerarsi indicativo. Per ottenere informazioni complete, gli Utenti sono gentilmente invitati a consultare la privacy policy dei rispettivi servizi terzi elencati in questo documento.
Data l’oggettiva complessità di identificazione delle tecnologie di tracciamento, gli Utenti sono invitati a contattare il Titolare qualora volessero ricevere ulteriori informazioni in merito all’utilizzo di tali tecnologie su questa Applicazione.
Definizioni e riferimenti legali
Dati Personali (o Dati)
Costituisce dato personale qualunque informazione che, direttamente o indirettamente, anche in collegamento con qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale, renda identificata o identificabile una persona fisica.
Dati di Utilizzo
Sono le informazioni raccolte automaticamente attraverso questa Applicazione (anche da applicazioni di parti terze integrate in questa Applicazione), tra cui: gli indirizzi IP o i nomi a dominio dei computer utilizzati dall’Utente che si connette con questa Applicazione, gli indirizzi in notazione URI (Uniform Resource Identifier), l’orario della richiesta, il metodo utilizzato nell’inoltrare la richiesta al server, la dimensione del file ottenuto in risposta, il codice numerico indicante lo stato della risposta dal server (buon fine, errore, ecc.) il paese di provenienza, le caratteristiche del browser e del sistema operativo utilizzati dal visitatore, le varie connotazioni temporali della visita (ad esempio il tempo di permanenza su ciascuna pagina) e i dettagli relativi all’itinerario seguito all’interno dell’Applicazione, con particolare riferimento alla sequenza delle pagine consultate, ai parametri relativi al sistema operativo e all’ambiente informatico dell’Utente.
Utente
L’individuo che utilizza questa Applicazione che, salvo ove diversamente specificato, coincide con l’Interessato.
Interessato
La persona fisica cui si riferiscono i Dati Personali.
Responsabile del Trattamento (o Responsabile)
La persona fisica, giuridica, la pubblica amministrazione e qualsiasi altro ente che tratta dati personali per conto del Titolare, secondo quanto esposto nella presente privacy policy.
Titolare del Trattamento (o Titolare)
La persona fisica o giuridica, l’autorità pubblica, il servizio o altro organismo che, singolarmente o insieme ad altri, determina le finalità e i mezzi del trattamento di dati personali e gli strumenti adottati, ivi comprese le misure di sicurezza relative al funzionamento ed alla fruizione di questa Applicazione. Il Titolare del Trattamento, salvo quanto diversamente specificato, è il titolare di questa Applicazione.
Questa Applicazione
Lo strumento hardware o software mediante il quale sono raccolti e trattati i Dati Personali degli Utenti.
Servizio
Il Servizio fornito da questa Applicazione così come definito nei relativi termini (se presenti) su questo sito/applicazione.
Unione Europea (o UE)
Salvo ove diversamente specificato, ogni riferimento all’Unione Europea contenuto in questo documento si intende esteso a tutti gli attuali stati membri dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo.
Cookie
I Cookie sono Strumenti di Tracciamento che consistono in piccole porzioni di dati conservate all’interno del browser dell’Utente.
Strumento di Tracciamento
Per Strumento di Tracciamento s’intende qualsiasi tecnologia – es. Cookie, identificativi univoci, web beacons, script integrati, e-tag e fingerprinting – che consenta di tracciare gli Utenti, per esempio raccogliendo o salvando informazioni sul dispositivo dell’Utente.
________________________________________
Riferimenti legali
La presente informativa privacy è redatta sulla base di molteplici ordinamenti legislativi, inclusi gli artt. 13 e 14 del Regolamento (UE) 2016/679.
Ove non diversamente specificato, questa informativa privacy riguarda esclusivamente questa Applicazione.
Mercati post CPI USA: cosa cambia e cosa resta
In diverse circostanze abbiamo sottolineato come i mercati rappresentino un sistema probabilistico di stima degli scenari futuri e quasi mai riflettano le condizioni attuali dei fenomeni di cui esprimono i prezzi. Nel quadro di un contesto economico caratterizzato da elevata inflazione e da politiche monetarie focalizzate nel ridurre questa pressione dei prezzi, è evidente quindi che i dati macroeconomici svolgono il ruolo della variabile indipendente, ragione per cui si parla spesso di scenari c.d. “data dependent”, che, come tali, producono la maggior influenza sui prezzi degli assets.
L’evento centrale della settimana appena trascorsa è stato la pubblicazione del dato relativo all’inflazione americana (Consumer Price Index) per il mese di ottobre, uscita in aumento del 7,7% su base annua ma largamente al di sotto delle stime di consenso degli analisti (+8,1%).
La reazione sui mercati, tanto azionari quanto obbligazionari, è stata profonda, estesa sul piano dei range di prezzo sviluppati e ancor più significativa se ne consideriamo il cambio di outlook e di sentiment che ne potrebbe derivare. In ragione di ciò, l’esercizio più utile è quello di analizzare separatamente gli effetti che questo singolo dato ha avuto sull’aspettative inflazionistiche, sul livello dei tassi impliciti nei future dei Fed Funds, sui rendimenti dei titoli di stato americani e, infine, sul sentiment riflesso sul mercato azionario.
Con riferimento al primo punto, la domanda centrale è: il dato ha evidenziato un quadro di significativo miglioramento sul fronte dell’inflazione?
Sebbene l’inflazione resti su livelli straordinariamente alti, è indiscutibile che il dato evidenzi un miglioramento sostanziale, in flessione tanto rispetto al mese precedente (7,7% vs 8,3%) quanto alle stime di consenso (+8,1%).
Non solo: a seguito dell’uscita del dato, era in programma un intervento a Londra della Presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, la quale, a commento del dato appena uscito, ha confermato che il rischio maggiore per la Fed resta il non agire con sufficiente aggressività sul fronte della politica monetaria.
Nonostante i toni ‘‘hawkish”, le sue parole non hanno influenzato la seduta, con gli indici azionari e obbligazionari che hanno chiuso sui massimi della giornata.
Ai fini della nostra trattazione, la seconda domanda in ordine logico è: a seguito della pubblicazione del CPI report, la Fed ha, in qualche forma, segnato la possibilità di una prossima inversione del suo corso di politica monetaria (c.d. “Fed pivot”)?
In termini assoluti, la risposta non può che essere negativa. Tuttavia, i future sui Fed Funds oggi scontano una probabilità dell’80% di un aumento dei tassi di “soli” 50 punti base per la riunione del 14 dicembre prossimo, in aumento del 20% rispetto alla settimana precedente.
In aggiunta, per la riunione del 23 giugno 2023 il mercato oggi prezza all’87,4% un livello dei tassi compresi nella forbice 5% – 5,25%, rispetto al 64,3% della settimana precedente. In altri termini: l’ultimo dato sull’inflazione ha favorito una stabilizzazione, sia pur provvisoria, delle stime dei Fed Funds per le prossime riunioni della Fed.
La terza domanda che ha senso porsi è: disponiamo di qualche evidenza in ordine alla dinamica, sia assoluta che relativa, dei tassi d’interesse americani?
Per i lettori abituali di quest’analisi settimanale è risaputo che, sul fronte della relazione tra mercato azionario e dinamica dei tassi USA, il confronto più ricorrente è quello con il periodo 1974 – 1977, nel quale abbiamo osservato il contemporaneo minimo dell’S&P500 con il massimo dei rendimenti del decennale USA.
Il contesto attuale resta ancora quello di rendimenti che, tanto in termini assoluti quanto relativi rispetto all’S&P500, restano in uno stabile uptrend e considerazioni di diversa natura sono ad oggi premature. Detto questo, nell’ultima settimana abbiamo assistito ad una flessione dei rendimenti del decennale americano, accompagnati dal rimbalzo dell’S&P500. È certamente prematuro parlare d’inversione: semplicemente il quadro di oggi è migliore rispetto quello della settimana precedente.
Infine, l’ultima e certamente la più logica domanda che siamo chiamati a porci in questa fase è: abbiamo evidenze di un cambiamento in atto sull’attuale trend primario dei mercati azionari?
Il dato principale che osserviamo in questa fase è la natura del rimbalzo osservato dal minimo del 12 ottobre scorso, capace di spingere i prezzi sulle prime resistenze significative, tipicamente associate alla media mobile a 200 giorni, come osserviamo sul grafico dell’indice rappresentativo di tutti i titoli quotati sul NYSE.
Secondariamente, anche gli indicatori di sentiment hanno messo in luce evidenti segnali di forza di breve periodo, con l’82% dei titoli del NYSE che oggi scambiano sopra la MM a 50 giorni. Pur essendo lontani da segnali tipicamente “long”, associati ad altre fasi storiche, il recupero di alcuni supporti dinamici rappresenta un segnale costruttivo per i mercati azionari.
Alla luce di quanto fin qui osservato, sembrerebbe che il quadro sui mercati si sia fatto, d’improvviso, particolarmente costruttivo: è realmente così?
Nella realtà esistono diversi aspetti che l’analisi sin qui condotta non considera. In primis, sul fronte delle valutazioni, oggi i prezzi scambiano su un livello pari a 18X gli utili per azione stimati sull’S&P500 per il 2023 ($219, fonte: Factset): nella storia dell’indice americano nessun bottom significativo è avvenuto in corrispondenza di valutazioni così alte.
Secondariamente, un altro dato di cui tener conto è che, negli oltre cento anni di storia dell’indice americano, nessun bear market ha raggiunto un minimo di periodo senza esser passato attraverso una recessione, come ricordava una recente rielaborazione ad opera di Bloomberg Finance e Deutsche Bank.
Un terzo ed ultimo elemento da considerare è la “natura” del rimbalzo osservato nell’ultima settimana: nello specifico, il rialzo del Nasdaq della seduta di giovedì 10 novembre rappresenta uno dei primi venti rialzi più marcati osservati nella storia dell’indice. Charles Schwab ci ha ricordato che sedici di questi venti rialzi sono avvenuti nel corso di un bear market. Questo non necessariamente sminuisce la significatività di quanto si è verificato ma, parimenti, non esclude che il rimbalzo di questi giorni sia da considerare il classico movimento in controtrend rispetto alla dinamica del trend primario dei prezzi.
Venendo alle conclusioni, è di tutta evidenza che i dati sull’inflazione hanno sorpreso in positivo i mercati, i rendimenti sulla parte a lungo termine della curva sono scesi e le probabilità che il prossimo rialzo dei tassi sia limitato a 50 punti base in una settimana sono salite dal 60% all’80%.
In un simile contesto è inoltre probabile che il deterioramento del quadro macroeconomico potrà fornire supporto tanto ai mercati azionari quanto a quelli obbligazionari. In egual misura, il peggioramento dei fondamentali economici rappresenta il maggior interrogativo nel lungo periodo, principalmente in ragione di valutazioni ancora relativamente alte degli indici azionari.
Il quadro tecnico generale è sensibilmente migliorato ma esistono motivazioni fondamentali che sono sufficienti per farci nutrire una “sana” sfiducia in questo rally. La storia ci insegna che l’uscita da un bear market è un processo che può durare mesi: come sempre, la storia non si ripete perfettamente ma, alla prova dei fatti, resta il nostro miglior alleato per gestire ogni fase di mercato.
“L’accettazione delle perdite è il primo strumento mediante il quale garantire la sicurezza del nostro capitale”
Gerald Loeb
Disclaimer:
Questo documento assume natura educativa e non può essere considerato attività di consulenza finanziaria indipendente. L’autore o DLD Capital SCF S.r.l. non sono responsabili delle decisioni che potrebbero essere intraprese a seguito della lettura di questo articolo. Prima di assumere scelte d’investimento, suggeriamo di rivolgervi ad un consulente finanziario iscritto all’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti finanziari (www.organismocf.it).